Che ci fa quella “sedia vuota”?
L’uso della sedia vuota nella Terapia della Gestalt.
Oltre alla sedia del terapeuta e a quella del paziente, nello studio del terapeuta gestaltico c’è una terza sedia… vuota. A che serve? Serve a far sedere i personaggi interni. Niente paura, non stiamo parlando di sdoppiamenti di personalità, ma ci serviamo di questa metafora per rendere visibile e quindi “maneggevole” l’invisibile, ovvero i nostri conflitti interni.
Siamo esseri complessi, animati da bisogni, desideri, emozioni, pensieri diversi, che spesso contrastano tra loro.
Per rappresentare questa complessità, possiamo immaginare diversi personaggi interni, ciascuno dei quali è portatore di bisogni, emozioni, intenzioni specifiche.
Per semplificare, mentre un personaggio vuole andare in vacanza al mare, l’altro predilige la montagna, mentre uno vuole cambiare lavoro, l’altro vuole mantenere la sicurezza del posto in cui si trova e così via… Insomma, è frequente che i nostri personaggi interni siano impegnati in un faticoso tiro alla fune.
Talvolta, nel tentativo di trovare una soluzione al conflitto, imbavagliamo, chiudiamo a chiave in un armadio, proviamo a dimenticare, ignoriamo un personaggio, immaginando che così facendo non esista più. Ci illudiamo di esserci sbarazzati definitivamente di alcune emozioni, desideri, bisogni “scomodi”, “imbarazzanti”, “fastidiosi”.
In realtà, non abbiamo eliminato un bel niente, non possiamo “amputarci di una parte”, far finta a lungo che non siamo ciò che siamo…quel personaggio “fastidioso” sta lì imbavagliato, magari per anni e anni, ma è sempre lì, esiste comunque e cercherà in qualche modo di riconquistare la possibilità di esistere e di esprimersi appena se ne presenterà l’occasione.
Durante “gli anni di prigionia” del personaggio interno, la persona può avvertire una sensazione di blocco, di mancanza di equilibrio, che non le permette di sentirsi sufficientemente soddisfatta della propria vita. In alcuni casi, queste sensazioni e
il desiderio di migliorare la qualità della propria vita, portano le persone a rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
Il più delle volte però le persone arrivano dallo psicoterapeuta quando è già in atto la rivoluzione, cioè quando il personaggio interno, insofferente per la lunga prigionia, cerca di liberarsi con forza e di affermare la sua supremazia, rovesciando le carte e cercando di liberarsi del suo oppressore.
A questo punto, la persona può lamentare una grande confusione, paura, angoscia, può sentirsi estremamente disorientata, può avere la sensazione di aver perso il controllo sulla propria vita; oppure può manifestare sintomi fisici o psichici che generano sofferenza e preoccupazione.
Tutto ciò accade in genere quando ci troviamo a dover affrontare situazioni critiche, cambiamenti importanti, che investono i nostri contesti e ambienti di vita, e che ci mettono in contatto con bisogni, emozioni e vissuti “apparentemente dimenticati” .
Nella terapia della Gestalt, la sedia vuota permette la messa in scena, nel qui ed ora della seduta, del conflitto tra questi personaggi. La persona ha la possibilità di esprimere, ascoltare, dare spazio a tutte le sue parti interne. Così facendo può
riconoscere i suoi bisogni e le sue emozioni, “allenandosi” a far dialogare tra loro le parti, che popolano e animano il proprio mondo interno.
Il dialogo consente di creare nuove possibilità di agire e di muoversi nel mondo, possibilità che si originano da un processo creativo di inclusione e trasformazione delle istanze originarie.
In questo modo, quindi, la persona non deve più necessariamente rinunciare o temere parti di sé, ma può finalmente sentirsi
integra nella sua complessità.